Gli esuberi Vodafone e la protesta dei lavoratori
Si definiscono “Esuberanti”, nel senso di eccedenti: di entusiasmo, in questa situazione, non c’è proprio traccia. “Quale azienda assume i pinguini e licenzia i lavoratori illimitatamente?” Si chiedono i dipendenti in tono sarcastico, citando la recente pubblicità della propria azienda, sul sito fuori700.org. La crisi colpisce non solo le piccole e medie imprese, ma anche le multinazionali: la Vodafone Italia, che fa parte della Vodafone Group Plc, uno dei maggiori gruppi di comunicazioni mobili al mondo, presente in trenta Paesi e in altri quaranta con accordi di Network Partnership, ha dichiarato settecento esuberi e una riduzione del costo del lavoro pari a ottanta milioni. Settecento persone e famiglie- molti vi lavorano anche da vent’anni- che il 25 maggio 2013 si ritroveranno in mobilità, se non arriveranno soluzioni alternative. La richiesta è stata presentata l’11 marzo: da quella data ci sono settantacinque giorni di contrattazione, 45 con i sindacati(ora in atto) e i restanti 30 con la mediazione del ministero. Se non si raggiunge un accordo, i lavoratori riceveranno nel giro di una settimana la comunicazione della messa in mobilità e, al termine del periodo (da un minimo di 12 ad un massimo di 48 mesi, a seconda dell’età e della provenienza geografica), la lettera di licenziamento. I profili professionali da tagliare riguardano i reparti inerenti al personale di staff e di supporto, non gli operatori telefonici a contatto con il cliente, suddivisi tra le varie sedi principali e periferiche di Milano, Ivrea, Padova, Bologna, Pisa, Roma, Pozzuoli, Catania, Bari, Cagliari, Campi Bisenzio, Ancona, Catanzaro, Verona, Pescara, Bitonto, Genova, Nola, Palermo, Udine e Torino. “Quella di Nola, per esempio, verrà completamente eliminata” mi fa notare un lavoratore della sede di Pozzuoli. Un provvedimento che attraversa l’intera penisola, una decisione che, com’ è facile immaginare, ha fatto indignare i lavoratori. “Il piano evidenzia che gli effetti negativi della crisi macroeconomica, la forte pressione competitiva e il drastico calo dei prezzi, nonché gli interventi regolatori, stanno progressivamente influenzando in modo molto critico l’andamento del settore delle telecomunicazioni.”- recita il comunicato della Vodafone Italia del 6 marzo. “La difficile congiuntura rende urgente una maggiore focalizzazione organizzativa e di business per garantire la continuità degli investimenti sul servizio al Cliente e sulla qualità e lo sviluppo delle reti di nuova generazione, e per assicurare il rilancio sostenibile dell’impresa e della sua competitività sul mercato nei prossimi anni”. Queste le motivazioni addotte dall’azienda ai dipendenti; azienda che si è detta comunque disponibile a trovare soluzioni sostenibili sia per l’impresa che per gli stessi lavoratori.
“L’azienda lamenta una mancata crescita, non è in passivo”- racconta un’impiegata dell’ufficio frodi di Roma, interessato dagli esuberi. “Anche Telecom ha dichiarato degli esuberi, ma ha di recente firmato l’accordo di solidarietà. Vodafone, invece, ha già richiesto l’apertura della procedura di mobilità. C’è una trattativa in corso con i sindacati: noi siamo disponibili a discutere a trattare anche questioni economiche, a fare dei periodi di cassa integrazione. L’azienda però non ci ha chiesto nulla, ci ha subito prospettato la mobilità, e questo ci ha spiazzato.” Continua. “Non ci aspettavamo una situazione del genere. È stato di recente lanciato un nuovo piano tariffario, che ha riscosso molto successo, e aperto un reparto apposito a Catania per gestire questi clienti. Che ci fosse una flessione dei ricavi lo sapevamo, ma che arrivassimo a questo no, è stato un fulmine a ciel sereno. Ora è tutto un po’paralizzato, ci guardiamo in faccia e vediamo la paura di perdere il posto.” Il comunicato delle segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL del 21 marzo parla di “una serie di proposte della Vodafone che prevedono il ricorso alla mobilità volontaria, il trasferimento territoriale del personale e la cessione di 2 rami aziendali, inerenti alle attività delle frodi e quelle del facility management, per un totale di circa 60 unità. Soluzioni che negano la volontà di cercare alternative non traumatiche. Inoltre sono stati proposti una serie di interventi sul costo del lavoro. […] Le Segreterie Nazionali, unitamente al coordinamento delle RSU, hanno manifestato una decisa contrarietà alle proposte avanzate dall’azienda.” Il confronto tra la compagnia e i sindacati, avvenuto anche nei giorni 2, 3 e 4 aprile, “ha permesso di registrare alcuni avanzamenti, da parte aziendale, con una disponibilità a ritirare dal tavolo i trasferimenti per cercare soluzioni che garantiscano l’occupazione dei lavoratori interessati presso le attuali sedi di lavoro.” Altri punti andranno nuovamente discussi,il prossimo incontro è previsto per i giorni 8 e 9 aprile, ma il nuovo comunicato del 4 aprile sottolinea che “laddove l’azienda continuasse a fornire risposte parziali e non risolutive, la delegazione trattante non potrà che prendere atto della volontà aziendale di non voler procedere verso un accordo e assumere le seguenti determinazioni per alzare il livello di scontro anche a partire dal coinvolgimento delle istituzioni.”
“Ma questa non e’ soltanto la battaglia di 700 lavoratrici e lavoratori Vodafone e delle loro famiglie. Questa e’ anche la battaglia di tutte e tutti coloro che, per le stesse ragioni, hanno perso, stanno perdendo o perderanno il loro lavoro” si legge sul sito fuori700.org. Il conto alla rovescia va avanti e i lavoratori chiedono una maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica: cosa ne sarà del loro futuro?
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