Nessuno sa di noi: la maternità e l’aborto terapeutico nel romanzo di Simona Sparaco

Luce è incinta, aspetta il piccolo Lorenzo. Un figlio atteso per cinque lunghi anni e fortemente voluto, sia da lei che dal suo compagno Pietro. Alla ventinovesima settimana, un’ecografia rivela che il feto non sta crescendo come dovrebbe: c’è qualcosa che non va, è “troppo corto”. Il verdetto dei medici non lascia scampo: da quel momento in poi il dolore e lo sconforto prendono il sopravvento. È possibile salvare la coppia, l’amore e ritrovare la voglia di vivere, nonostante tutto?

Un romanzo toccante, emozionante e sincero. Descriverei così “Nessuno sa di noi” di Simona Sparaco, uno dei libri finalisti al Premio Strega 2013 e al Premio Roma 2013. Una lettura scorrevole, una penna delicata e un argomento difficile e molto personale: l’aborto terapeutico. La protagonista, Luce, giornalista free-lance, figlia di una madre poco presente, nipote di una nonna malata che non la riconosce più e compagna del figlio di un facoltoso industriale, si ritrova non solo ad affrontare una scelta dolorosa e definitiva- ossia se interrompere la gravidanza o dare alla luce un bimbo che molto probabilmente non sopravviverebbe al parto- ma anche a combattere contro le sue insicurezze e i fantasmi della sua infanzia. Elaborare un lutto non è mai semplice: ma cosa succede quando una donna diventa vittima, sentendosi allo stesso tempo anche carnefice, di una sofferenza così forte da mettere in discussione ogni piccola parte della sua esistenza? Chi può aiutarla a risolvere i dubbi, i dilemmi, a mandare via i sensi di colpa e la sensazione di inadeguatezza che si insinua tra gli sguardi di chi giudica senza sapere? C’è molto sentimento tra le righe di questo romanzo: amore profondo, dolcezza, rassegnazione, dolore, disperazione, comprensione, speranza. C’è la differenza tra la legge italiana e quella di altri paesi europei sugli aborti terapeutici. C’è la discriminante economica tra chi può scegliere di rivolgersi all’estero e chi non può permetterselo, e non ha altra opzione che seguire “la volontà di Dio”.

Il racconto della vita di Luce, dei suoi stati d’animo, dei suoi ricordi si alternano alle lettere dei lettori della rubrica che cura su una rivista, o alle testimonianze raccolte sui vari forum di chi, come lei, ha dovuto confrontarsi con una decisione ingiusta. E tutte queste immagini, queste donne coraggiose che riescono ad essere solidali tra loro, ricordano che a volte il cammino di tante mamme passa attraverso sofferenze e momenti di buio profondo, e che non c’è una verità universale, un modo univoco di osservare il mondo. Rimane sempre il cuore a custodire chi c’era, chi c’è tra mille difficoltà, e chi arriverà. La rinascita, il ritorno alla vita e all’ amore è possibile, anche dopo aver esplorato i giorni più lunghi e laceranti, e aver subìto una perdita così grande. Luce ritrova il valore di quello che ha, condividendo la propria sofferenza con Pietro, che era sempre rimasto al suo fianco, per capire che è necessario perdonarsi e perdonare.

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