“Non so niente di te”, il coraggio di essere se stessi
Filippo Cantirami ha un futuro di successo assicurato: una laurea in economia alla Bocconi, un prestigioso master alla London School of Economics e un dottorato a Stanford, oltre ai contatti di papà Guido, famoso e stimato avvocato, per un lavoro di responsabilità. Una storia che sembra già scritta, fin da quando Fil era solo un bambino. Ma è davvero questo ciò che desidera, ciò che sogna per se stesso? Quando si presenta ad Oxford per tenere una conferenza con l’amico Jeremy, accompagnato da centinaia di pecore– sì, proprio quelle pecore- la verità viene a galla: una rivelazione non solo per lui, ma anche per tutta la sua ignara famiglia.
“Qualcuno ha la vita che vorrebbe?” Questa domanda, presente sulla copertina del libro, racchiude tutto il significato del romanzo di Paola Mastrocola, “Non so niente di te”. Come spiega la stessa scrittrice nelle “avvertenze”, “È come se il libro fosse scritto dopo il 2060 da un autore che sceglie di raccontare una storia ambientata nel 2011”. La crisi economica e gli avvenimenti di questi anni fanno da sfondo ad un lungo flashback che racconta le vicende della famiglia Cantirami e, più in particolare, del primogenito Filippo. Un ragazzo colto, intelligente, promettente, l’orgoglio di tutti. Un arguto economista, dottorando a Stanford dopo una carriera scolastica brillante. O almeno questo è ciò che crede la sua facoltosa famiglia. In realtà Fil è alla ricerca della libertà, di quella libertà che gli permette di scegliere con il suo cuore e la sua testa, senza doversi sentire in dovere di fare e diventare quello che gli altri- in questo caso, suo padre e sua madre-avevano deciso per lui. Un animo irrequieto, silenzioso ma estremamente sensibile, che ha bisogno di decidere della sua vita, di riappropriarsi del suo tempo. Dopo aver passato tre anni a fingere di essere a Stanford per concludere un dottorato mai iniziato, quando in realtà le sue giornate venivano scandite dagli impegni con un gregge di pecore nelle campagne dell’Oxfordshire, Fil decide di partire da solo verso la sua vera meta, spegnendo il cellulare e diventando quasi un fantasma. La conferenza a Oxford segna l’ inizio della sua nuova esistenza. È solo a questo punto, verso la fine del romanzo, che conosciamo Filippo, e non sappiamo di lui semplicemente attraverso gli occhi o i racconti degli altri. La zia Giuliana, e i genitori Guido e Nisina, che lo cercano invano tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti dopo essere venuti a conoscenza della “bravata” delle pecore con cui il romanzo si apre, non trovano Filippo ma il suo amico e “copertura” Jeremy, la sua ex-fidanzata, i suoi compagni di studi, e con loro una realtà che non avrebbero mai potuto immaginare.
“Non so niente di te” raccoglie pagine intense sul rapporto tra genitori e figli, sulla famiglia, sull’amicizia e l’amore, sulla libertà di decidere per se stessi. “Un figlio che non continua il padre spezza una linea. […] Quella linea spezzata continua, solo continua da un’altra parte, e in un altro modo, e va bene lo stesso perché comunque quella linea è nata da te, da voi, viene da lì…[…] Dovreste essere curiosi, voi genitori. Morire dalla curiosità di vedere come andrà a finire, quella linea spezzata che è partita da voi, e che si spezzerà ancora decine di volte nei secoli, con i figli dei vostri figli e i figli dei loro figli. Invece siete sempre così scontenti…[…] Peccato, vi private di una grande felicità…” I pensieri di Filippo, rivolti al padre, emozionano, contengono la meraviglia delle generazioni che si susseguono, della vita che continua anche con una parte di chi ormai non c’è più.
Paola Mastrocola ripercorre la storia dei Cantirami raccontando al lettore “come va a finire”, un po’favola e un po’vita. Sebbene Filippo sia un privilegiato- non tutti possono avere la possibilità, economica, coraggiosa o solo fortunata, di poter scegliere– il messaggio arriva forte e chiaro. Di questi tempi in cui i sogni faticano ad essere inseguiti, fa sempre bene pensare che ci si può almeno provare.
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