Scuola e sostegno: la proposta di ricorso collettivo nazionale

“E’un diritto di ogni bambino quello di poter partire con le stesse possibilità di tutti gli altri, altrimenti viene discriminato”.  Santina Garino parla con voce piena di sdegno. L’anno scolastico è appena ricominciato e lei ha deciso di farsi promotrice di un ricorso nazionale collettivo per il sostegno insieme ad un’altra mamma, Silvia Biella. “Ho due bambini di 4 e 5 anni, con disturbi dello spettro autistico di gravità alta, che frequentano le scuole dell’infanzia”- racconta. “Abbiamo sempre avuto una miseria di ore di sostegno, e non venticinque, ossia quante dovrebbero essere. Fanno terapia cognitivo – comportamentale ABA tutti i giorni, e a scuola dovrebbero anche avere una figura fisica di riferimento, ma non è così. Dopo due anni e dopo aver speso  soldi in avvocati inutilmente, abbiamo dovuto lasciar perdere, per vari motivi, senza ottenere nulla.” Due anni in cui Santina è stata costretta a riportare a casa i suoi due figli prima di pranzo, avendo solo undici ore settimanali di sostegno: la scuola materna era considerata quasi come una specie di “passatempo mattutino”. “Dopo aver lanciato questa iniziativa, e non avendo ancora fatto nulla in pratica, abbiamo ottenuto magicamente 25 ore di sostegno a bambino con un rapporto di 1 a 1. Perché gli altri anni non è successo? Qualcosa si sta già muovendo con questo ricorso, anche se non è stato ancora presentato. E’una vittoria dolceamara e non è normale: deve esserci una regola valida per tutti, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, alla Sardegna.

Il ricorso “per discriminazione” verrà presentato per la prima volta alla Magistratura civile e chiama in causa il Ministero dell’istruzione: le spese sarebbero ridotte e maggiormente affrontabili dalle famiglie. Inoltre, in caso di vittoria, i risultati sarebbero duraturi: verrebbero richiesti per l’intero ciclo scolastico, dall’asilo nido fino alle scuole superiori. Per i primi giorni di ottobre dovrebbero essere pronti tutti i documenti.  “Di qualunque tipo sia il suo handicap, un bambino senza nessun tipo di aiuto non può stare. Inoltre, anche per la maestra di ruolo la situazione diventa molto problematica se non viene adeguatamente supportata. Io conosco bambini con paresi spastica e  6 ore di sostegno a settimana: una cosa vergognosa.” Un problema, quello delle ore di sostegno, che riguarda moltissime famiglie e che puntualmente si ripresenta all’ inizio di ogni anno scolastico. “Ho più di 1000 nominativi, e tutti i giorni stanno aderendo più famiglie. Qualcuno comincia a dirmi che sta ricevendo le ore, ma 1000 persone comunque sono davvero tante, nonostante da tempo al MIUR dicano che aggiungono ore ed insegnanti. Io auspico dei cambiamenti a livello culturale: avere ore di sostegno a scuola per i nostri figli ‘speciali’ è un diritto, eppure alcune mamme sono state quasi ‘riprese’ dalle direzioni scolastiche. Si cerca di schiacciare psicologicamente in le famiglie in modo che non chiedano nulla” sottolinea Santina. “Mi stanno scrivendo tanti genitori che ormai hanno figli grandi e abbandonati a loro stessi, che non hanno mai potuto lavorare per alcun tipo di integrazione: bisogna agire prima, non si può arrivare a queste condizioni. Il diritto non può essere privilegio solo per alcuni: la società deve riuscire a trovare una soluzione, ma con tempi brevi. Fortunatamente, grazie ad internet, si può avere un contatto più veloce: la scusa non può essere sempre quella economica.”

La richiesta di Santina, come quella di tante altre famiglie, va anche oltre la scuola: è il riconoscimento di una necessità e di un diritto. “Gli handicap ti tolgono dalla società, non si possono fare delle cose ‘normali’: tanti genitori sono lasciati soli ed alcuni si sentono addirittura in colpa.” Racconta. “Qualche giorno fa ho ricevuto una confidenza dalla mamma di una bimba con una malattia rara. Questa madre sa già che sua figlia vivrà solo fino a 25 anni, e si ritrova a dover combattere perché ha appena sette ore settimanali di sostegno. A quante sofferenze e a quale stress sono sottoposti questi genitori, che non riguardano solo la scuola! Io oggi ho una copertura per i miei figli, ma non è una vittoria, è una sconfitta: non si può andare avanti così.” E un’idea Santina ce l’ha. “Bisogna fare gruppo e condividere, condividere, condividere.”

Per maggiori informazioni sul ricorso collettivo nazionale si può visitare la pagina Facebook oppure scrivere all’indirizzo  ricorso.collettivo@gmail.com.

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