“Write for Rights”, la raccolta firme di Amnesty International

“Immagina che un tuo amico venga imprigionato, che subisca violenza per aver fatto qualcosa di assolutamente comune, solo per aver preteso i suoi diritti. Cosa faresti per salvarlo?” È questo il messaggio che Amnesty International lancia dal sito www.firmaperunamico.it e porterà anche in varie piazze d’Italia fino al 22 dicembre, nell’ambito della maratona mondiale di raccolta firme  “Write for Rights”.  Nei giorni precedenti e successivi al 10 dicembre- anniversario della dichiarazione dei diritti umani- è possibile firmare gli appelli di coloro che hanno subìto una violazione dei propri diritti: migranti, richiedenti asilo, rifugiati, donne perseguitate, giornalisti, omosessuali e uomini che senza alcun timore hanno manifestato liberamente il proprio pensiero. L’obiettivo è di raccogliere il maggior numero possibile di firme, in modo da influenzare i leader mondiali e arrivare ad una risoluzione dei casi proposti. I testimonial dell’evento sono Norma Cruz, attivista per i diritti umani guatemalteca, e Andrei Mironov, giornalista e attivista russo. 

In questa edizione 2013 di “Write for Rights”, Amnesty International invita tutto il mondo a partecipare alla battaglia in difesa  di Miriam Lopez, Jabeur Mejri, Eskinder Nega, Yorm Bopha e Ihar Tsikhanyuk, in modo che possano riacquistare la libertà e ottenere giustizia, proprio come si farebbe per un amico o un familiare ingiustamente incarcerato. Miriam Lopez è una mamma messicana che, falsamente accusata di reati di droga, è stata sequestrata e violentata da militari in una caserma, prima di finire in carcere per sette mesi. Rilasciata senza accuse, non ha ancora avuto giustizia, nonostante abbia identificato colpevoli e complici. Jabeur Meuri, blogger tunisino, è stato condannato a sette anni e mezzo di carcere per aver pubblicato su Facebook una vignetta e alcuni articoli ritenuti “offensivi” per l’Islam: una pena durissima solo per aver espresso le proprie opinioni. Eskinder Nega, giornalista etiope, è stato condannato a diciotto anni di carcere nel 2012 con l’accusa di “terrorismo” per aver criticato il governo in articoli e discorsi pubblici. Yorm Bopha, attivista cambogiana, è stata condannata a tre anni di carcere- poi rilasciata su cauzione- per aver difeso una comunità sgomberata con la forza dai propri terreni. Invece la “colpa” di Ihar Tsikhanyuk è quella di essere gay: attivista bielorusso per i diritti umani di omosessuali, bisessuali e transessuali, è stato perseguitato, minacciato e picchiato dalla polizia.

Nel 2012 Amnesty International ha raccolto 82.000 firme solo in Italia in due settimane, un milione e mezzo nel mondo, ottenendo così che la famiglia di Ghao Zhisheng, avvocato per i diritti umani condannato a tre anni di carcere per “incitamento alla sovversione”, potesse finalmente fargli visita. Nel 2011  “Write for Rights” ha ottenuto la scarcerazione di Jabbar Savalan, attivista politico dell’Azerbaijan.

Per maggiori informazioni e per firmare gli appelli potete consultare il sito www.firmaperunamico.it.

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