Giochi “per lei” o “per lui”: la discriminazione di genere inizia dall’infanzia
La discriminazione di genere comincia fin da piccolissimi, tra le corsie dei negozi di giocattoli. Nella netta distinzione tra i giochi “rosa” per le “femminucce” e quelli “blu” per i “maschietti” non si limita soltanto la creatività dei bambini, ma si alimenta il pensiero sessista che vuole assegnare ad ognuno i propri “compiti”. Dopo aver monitorato per mesi l’industria italiana per l’infanzia e aver analizzato il catalogo dei giocattoli dello scorso anno, realizzando l’inchiesta “Infanzia Made in Italy” , le blogger di “Un altro genere di comunicazione” – un blog contro il sessismo, l’omofobia e tutte le discriminazioni di genere- ha deciso di lanciare la campagna “La discriminazione non è un gioco”. Questa iniziativa- nata nel 2012 ad opera di Medusa Colectivo, un collettivo femminista cileno, con cui il blog italiano è in contatto e che ha fornito il materiale iniziale- prevede la segnalazione dei giocattoli sessisti mediante un adesivo, che può essere scaricato come immagine dal sito, stampato su carta adesiva e poi utilizzato nei vari negozi. Se si riesce, si può anche scattare una foto, che verrà pubblicata sul blog e sulla pagina Facebook: al momento ci sono circa quaranta foto da sette città italiane. E, come i giochi, anche i libri dedicati ai bambini presentano le stesse caratteristiche: nel caso specifico insistono in un lessico differente, insegnando alle bambine ad usare un modo di comunicare più “consono” al loro sesso.
“Gli aspetti della discriminazione di genere che intendiamo mettere in luce attraverso la campagna sono quattro macro aree discriminatorie, per ognuna delle quali esiste un adesivo con il compito di segnalare i giocattoli che le incarnano. Si tratta, ad esempio, di discriminazione di genere in base al cosiddetto ‘ruolo biologico’. I giochi ‘di accudimento’ o di simulazione di gioco domestico/casalingo sono tutti destinati a piccole donne: sono rosa e hanno solo bambine raffigurate sulle loro confezioni.” spiega Laura, una delle blogger. “Segnaliamo poi anche la discriminazione nelle scelte e le possibilità professionali , venduta con giocattoli diversi per maschio e femmina, insegnando ai piccoli che esistono lavori ‘da maschio’ e ‘da femmina’ ( solo i bambini fanno gli operai, solo le bambine fanno le estetiste )- continua.- “Inoltre, troviamo nocivi anche tutti quei giocattoli che propongono a bambine, anche molto piccole, un canone estetico falsato, irreale, e per di più sessualizzato: non parliamo solo del ‘modello Barbie’, ma anche di tutti quei giochi makeup-trucco-parrucco che relegano la creatività femminile a imbellettarsi per piacere. Più in generale consideriamo, e segniamo come sessisti, tutti quei giochi di cui esista una versione femminile diversa dal maschile, falso ‘neutro’ universale. Spesso, anche quando un gioco è destinato ad entrambi i generi, esiste una sua versione femminile, che si tinge di rosa, abbassa il livello delle conoscenze richieste, cambia gli ambiti di apprendimento ( relegati spesso nel mondo dell’estetica: trucco, gioielli, vestiti ).
La petizione “Let Toys be toys” lanciata per Regno Unito e Irlanda, ha fatto sì che la catena di giocattoli “Toys’R’Us” decidesse di eliminare la divisione dei giocattoli “per bambini” e “per bambine” dai propri negozi, realizzando inoltre un catalogo in cui i vari giochi vengono utilizzati indipendentemente dal sesso dei bambini. “Let toys be toys” ha coinvolto anche altre catene come Tesco, Sainsbury’s, Boots, Marks & Spencer, oltre a decine di piccoli negozi sparsi nel Regno Unito, e ad alcuni siti di e-commerce online. Sul sito della petizione sono riportate molte testimonianze di genitori che sottolineano come i propri figli spesso soffrissero nel doversi adeguare a ciò che le convenzioni sociali avevano già scelto per loro. Bambini che provavano vergogna nel chiedere una bambola, o ancora bambine che evitavano di giocare con “giochi da maschio” per paura di fare “qualcosa di sbagliato”: segno che la strada che si sta percorrendo è quella giusta. In Francia il libro “Contre le jouets sexistes” propone dei suggerimenti per combattere le discriminazioni proprio a partire dai giochi per l’infanzia; mentre in Australia c’è chi chiede di eliminare la discriminazione dai giocattoli dell’Happy Meal di Mc Donald’s.
Tanti piccoli passi per un cambiamento necessario e che dovrà essere reale. Una maggiore consapevolezza che ci auguriamo riesca ad imporsi su cliché e stereotipi, in modo che la discriminazione non venga più alimentata da convenzioni ed errate abitudini. “Il periodo natalizio è chiaramente il più utile a dare risalto a questa campagna, con l’assalto ai negozi che contraddistingue le feste.” spiega Laura. “Dopo Natale continueremo comunque a lavorare e a analizzare la produzione delle industrie italiane, vagliandone gli eventuali mutamenti. E per il prossimo anno sicuramente avremo qualche altra idea da mettere in pratica!”
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