“Quando la città soffre”, immagini e parole contro la povertà e l’emarginazione

Volti rassegnati e sofferenti, un treno in corsa, palazzi che sembrano sfiorare il cielo, sacchi a pelo stesi per terra, persone che camminano indifferenti o semplicemente indaffarate per le strade della città. “La mia vita non vale niente” le parole che immediatamente colpiscono. Sono queste le prime immagini del film-documentario “Quando la città soffre“, nato per raccontare la situazione e i percorsi di vita delle persone che si trovano in condizione di disagio e difficoltà, soprattutto in questi anni di crisi economica, e sono costrette a rivolgersi agli enti e alle strutture sociali di assistenza. Il progetto prevede una parte scritta e un documentario video: una campagna di crowdfunding è stata attivata sul sito www.produzionidalbasso.com sia per ultimare la produzione che per devolvere all’associazione “Clochard alla riscossa” il 20% dei fondi raccolti.

Il luogo che fa da cornice alla nostra vita, il posto in cui siamo nati, o semplicemente ci ospita, ha mille sfaccettature: gli autori hanno volto lo sguardo alla sua parte più pubblica ma allo stesso tempo anche più intima, in particolare della città di Genova.  “L’idea del progetto nasce dalla tesi di laurea di uno dei proponenti sulle persone senza dimora, Giacomo Toricelli, operatore sociale, che ha lavorato come educatore in comunità per minori in carcere ed è stato responsabile di un Laboratorio Educativo Territoriale.” spiega Giuseppe Di Giacomo, crowdfunding manager. “Dall’incontro con Carla Grippa e Marco Bertora, che lavorano da tempo con video che riflettono su percorsi di trasformazione urbana e sociale, è nata l’idea di integrare il progetto con un documentario. L’immagine ha lo scopo di mostrare senza filtri la quotidianità delle persone che vivono in strada.”

Gli autori hanno incontrato i protagonisti direttamente per strada: innanzitutto per un primo approccio conoscitivo, e in seguito per far affiorare i loro percorsi, le loro storie e prospettive.  “Le storie sono emerse tramite una serie di interviste, ma nel documentario saranno loro stessi a raccontarsi, mentre la telecamera li segue senza che gli autori entrino direttamente nella narrazione.” racconta Di Giacomo. “Tra i personaggi principali possiamo annoverare: Chicco e Sonia, una coppia che dorme nella zona di Piazza San Matteo; Zio Jack, che dopo aver perso la sua attività trascorre la maggior parte della sua giornata in biblioteca, per continuare ad avere relazioni con gli altri. Infine Massimiliano, che per 5 anni ha dormito in una delle sale d’attesa della stazione ferroviaria di Genova Principe e collabora con le associazioni di volontariato. Il percorso che emerge dal film tende a raccontare non solo le forme più estreme di povertà, ma soprattutto quelle di cui nessuno si accorge, che sono la maggior parte. Persone che hanno perso il lavoro, ma non appaiono come ‘clochard’, perché il loro aspetto esteriore è assolutamente normale.” La produzione ha poi deciso di utilizzare il crowdfunding per terminare e diffondere il progetto. “Innanzitutto il gruppo di lavoro doveva trovare un’ultima parte di budget per coprire per le spese relative alla post-produzione del documentario, oltre che per la realizzazione pratica dei DVD e del materiale cartaceo a supporto del progetto. È una scelta maturata sulla base del fatto che il tema trattato è sicuramente attuale, e volevamo fin dall’inizio della produzione ricevere dei feedback sulla struttura e gli sviluppi del progetto da parte della community che abbiamo creato sui nostri canali di comunicazione. Inoltre, sempre tramite il crowdfunding, abbiamo voluto effettuare una raccolta fondi anche a supporto dell’Associazione ‘Clochard Alla Riscossa’, che aveva lanciato l’iniziativa ‘Un sacco di vita’, per acquistare dei sacchi a pelo da destinare a chi dorme in strada.”

Non mancano gli aneddoti sulla realizzazione del documentario, che rimangono impressi nella memoria. “Quando ci si trova ad affrontare la ricerca sul campo ci si rende conto che molto del lavoro risiede nella pazienza e nel tempo che si impiega ad aspettare che le cose accadano.” sottolinea Di Giacomo. “Ricordiamo che una volta siamo arrivati presso la stazione Brignole alle ore 14 per provare ad incontrare Salvatore, persona di 80 anni da 30 senza dimora. Dopo tutto il pomeriggio trascorso ad aspettare, solo verso le ore 20 l’abbiamo trovato e, in quell’occasione, ci ha regalato una delle scene più belle del documentario: con la sua radiolina ascoltava, vagando in stazione, la partita Roma-Chievo dell’ultimo campionato. Il 18 agosto con un caldo terribile, invece, eravamo alla spiaggia di Genova Sturla con un altro gruppo di persone che vivono in strada. Nessuno è abituato a vedere e immaginare che persone senza fissa dimora possano andare in spiaggia…Per noi filmarle in quella situazione è stato assolutamente istruttivo anche perché in costume, senza vestiti, siamo finalmente tutti uguali.”

Tra i vari scopi del documentario c’è anche quello di “costituire una comunità web” per sensibilizzare le persone sulla povertà e l’emarginazione.  “Il percorso intrapreso per costruire la campagna di crowdfunding è strettamente legato alla costruzione di una community.” spiega Giuseppe Di Giacomo. “A partire dalla produzione del documentario abbiamo creato dei canali di comunicazione: una pagina facebook, un sito, dal carattere più generale, su wordpress, oltre alla creazione di una mailing list tramite ‘Mailchimp’, uno strumento gratuito per inviare newsletter. Fin da subito abbiamo ricevuto numerosi consensi positivi, soprattutto per i contenuti che di giorno in giorno inserivamo sui vari canali. A dare una marcia in più a questo lavoro è stata sicuramente la realizzazione di alcuni video ‘virali’, ovvero contenuti di pochi minuti, per avvicinare il pubblico al progetto. Questo processo è di fondamentale importanza, non solo nell’ottica del crowdfunding, ma soprattutto per dare a ‘Quando la città soffre’ la visibilità web che merita di avere. Sempre con lo scopo di rinforzare la comunità della rete, abbiamo effettuato diverse presentazioni dal vivo, grazie al supporto di associazioni ed enti che sono rimasti colpiti positivamente dal progetto stesso.” La produzione ha poi intenzione di partecipare ad una serie di festival italiani e stranieri nella speranza di riuscire a trovare un distributore e magari portare il documentario al cinema. “Con il crowdfunding comunque ci assicuriamo un primo bacino di pubblico, tramite una distribuzione in dvd, ma questo non significa che non riusciremo a distribuire il progetto anche tramite altre vie.”

C’è tempo fino al 31 marzo per sostenere ‘Quando la città soffre’ anche con soli cinque euro a questo link, per restituire voce e speranza a chi le ha perse da troppo tempo.

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