“Il padre infedele”, la crisi di un uomo nell’amore per una figlia

Laureato in filosofia, chef di professione, marito di Giulia e padre di Anita:  è questo il ritratto di Glauco Revelli, quarantenne milanese alle prese con la crisi del suo matrimonio e, più in generale, con la crisi della società, nella sua precarietà economica e di valori. In questo diario personale Glauco racconta la sua infanzia, la sua giovinezza spensierata, fino all’incontro con Giulia e all’evento che gli cambierà la vita: la nascita di sua figlia. Tra questi avvenimenti, le difficoltà economiche del suo ristorante e il rapporto con il padre anziano, di cui aveva ereditato l’attività. Un percorso di riflessione e di consapevolezze che costruiscono, tassello dopo tassello, le problematiche, le gioie, le soddisfazioni e le disillusioni di un’intera esistenza.

Il padre infedele” dello scrittore Antonio Scurati,  edito da Bompiani e tra i dodici candidati al Premio Strega 2014, è un lungo flusso di coscienza in cui il protagonista ripercorre tutti i passaggi fondamentali della sua crescita, sia personale che professionale. Il rapporto con Giulia, tanto desiderato e conquistato con fatica, ma che poi fa scivolare via quando lei cade nella depressione post-partum, lascia il posto ad uno ancora più forte e invincibile: quello con la figlia Anita. La scoperta dell’amore paterno è una sorprendente rivelazione. Questo legame consente a Glauco di riavvicinarsi anche a suo padre, permette che tutto il resto passi in secondo piano  e lo fa addirittura sentire colpevole delle infedeltà coniugali. I tradimenti, descritti in terza persona e non in prima come il resto del romanzo, sono degli espedienti per raccontare la mancanza di dialogo con Giulia ma anche per analizzare il mondo circostante, le bassezze e le contraddizioni di un mondo in mutamento.

La crisi economica, la disoccupazione, le aspettative coltivate in una realtà passata e diversa, poi inesorabilmente infrante in un futuro che forse allora nessuno poteva immaginare, si rispecchiano in Glauco e nella sua generazione, ma sono affrontate con leggerezza. Il fulcro del romanzo è sempre lei, la neonata divenuta bambina, e infine donna. L’incipit del romanzo è enigmatico e desta interesse, ma il libro è intriso di pensieri, regressioni, considerazioni, ricordi e immagini fino a diventare a volte  ridondante, e probabilmente poco comprensibile al lettore che non condivide le stesse esperienze di paternità e di crisi personale. La lettura non è sempre semplice, ma il romanzo scorre pur nelle sue imperfezioni, fino ad un epilogo non scontato che lascia intravedere come l’amore, alla fine, non sia mai vano.

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