“Bella Mia”, L’Aquila protagonista del romanzo di Donatella Di Pietrantonio
6 aprile 2009: una data indelebile per Caterina e la sua famiglia. Quella notte il terremoto ha distrutto gran parte del centro storico e alcune zone della sua città, L’Aquila, vari centri limitrofi, e soprattutto ha causato la morte di sua sorella gemella Olivia. A distanza di quattro anni, la ferita è ancora irremediabilmente aperta, e Caterina si ritrova ad affrontare l’adolescenza turbolenta di un nipote che ha perso la madre e ha un padre lontano, incapace di prendersi cura di lui, oltre al proprio dolore. Tra le macerie della città e i rapporti familiari da ricostruire, è possibile, con dolcezza e tenacia, anche rinascere.
“Bella Mia“, è il secondo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, edito da Elliot Edizioni, incluso tra le dodici opere candidate al Premio Strega 2014. La narrazione inizia a distanza di quasi quattro anni da quel 6 aprile 2009, eppure il dolore e è ancora intatto, integro, fortissimo. La vita di molti abitanti della città, di chi ha deciso di rimanere, scorre nelle C.A.S.E., gli alloggi antisismici messi a disposizione per chi ha avuto la propria abitazione distrutta o resa inagibile dal terremoto, e la mancanza dei propri cari è un sentimento con cui dover fare i conti tutti i giorni. Caterina-il suo nome compare solo un paio di volte nel romanzo, che è narrato in prima persona – era la gemella meno bella, meno estroversa, meno fortunata: eppure è rimasta lei a fare da zia, ma anche un po’da mamma, a suo nipote Marco. Non si aspettava di perdere sua sorella Olivia; non si aspettava di dover affrontare un ruolo che non aveva mai visto adatto a se stessa. Lei non ha la fede in Dio che dà la forza a sua madre di trovare consolazione al lutto, e non può non avvertire quel legame che da sempre l’ha legata alla sua gemella. Tra i problemi con suo cognato Roberto, colpevole di aver lasciato Olivia per un’altra, e un nipote alle prese con un’adolescenza difficile, Caterina comprende che è il momento di andare avanti, di tornare a vivere, di abbandonare i sensi di colpa per essere sopravvissuta ad Olivia. Insieme a lei, tutte le persone che la circondano piano piano tornano a sorridere, a riscoprire che c’è ancora la possibilità di provare felicità, di fare progetti e programmi per il futuro. Ritrovare il proprio dolore negli occhi degli altri può essere una spinta a ricominciare.
Il titolo, “Bella mia”, si riferisce ad una canzone popolare che recita: “L’Aquila Bella me, te voglio revete’- L’Aquila bella mia, voglio rivederti”.L’Aquila non sarà più quella di una volta e i volti delle persone decedute quella notte non saranno mai dimenticati, ma nonostante tutto le stagioni continuano ad alternarsi e il sole continua a sorgere per ricordare quello che c’era, ma anche ciò che potrà ancora esserci.
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