Il caso Eddy Bellegueule: violenza, miseria e omofobia nella provincia francese
Le prese in giro, gli schiaffi, gli sputi in faccia. Eddy non è un ragazzino come gli altri e tutto il suo mondo non fa altro che sottolinearlo, attraverso la violenza e una parola: “frocio“. Una famiglia povera, un padre alcolizzato e una madre assente in un ambiente razzista, maschilista, colpito dalla disoccupazione, l’alcolismo e l’ignoranza: Eddy, per i suoi modi effeminati e la voce stridula, diventa la vittima prediletta dei suoi compagni di scuola e della mentalità imperante. Dall’infanzia fino all’adolescenza la sua vita, che scorre in un piccolo paese nel Nord della Francia, è un costante tentativo di fuga verso il diritto di poter essere se stesso.
Grande successo in Francia, più di duecentomila copie vendute e tradotto in diverse lingue, “Il caso Eddy Bellegueule”-titolo originale “En finir avec Eddy Bellegueule”, edito in Italia da Bompiani- è il primo romanzo di Édouard Louis, racconto autobiografico della vita dell’autore nel suo paese natìo in Piccardia (Hallencourt, che non viene mai nominato) durante gli anni dell’infanzia fino all’inizio del liceo, frequentato in un’altra città. Eddy – che ha cambiato il suo nome in Édouard Louis nel 2013- descrive non solo le angherie subite in quanto omosessuale, ma anche i limiti e le (cattive) abitudini dei suoi concittadini. Ciò che traspare dalle pagine del romanzo è la descrizione secca ma senza giudizi della società sottoproletaria e rurale della provincia francese, un mondo in cui gli uomini devono essere dei “duri”, le donne devono sfornare figli e il futuro è relegato a un lavoro in fabbrica per i ragazzi e a uno di commessa per le ragazze, almeno fino a quando non si sposeranno e dovranno pensare alla famiglia. Lo studio è appannaggio e desiderio di pochi, dedicare il tempo libero a ubriacarsi nei bar il passatempo preferito di molti.
Gli episodi della crescita personale e sessuale del protagonista, narrati senza emozioni, quasi con distacco, sono come pugni nello stomaco. Il suo sguardo ci mostra la violenza, la scarsa cura del corpo e dell’igiene personale, la povertà materiale e morale di intere generazioni; i dialoghi-in corsivo nel libro, ad interrompere il flusso dei ricordi- rispecchiano il linguaggio familiare, a volte scurrile, comunemente utilizzato. Eddy, ancora prima di comprendere la propria omosessualità, diventa il capro espiatorio del razzismo e della mancanza di empatia, di cultura, di comprensione delle persone che lo circondano, a partire dalla sua stessa famiglia. Quando sua madre lo scopre in un rapporto sessuale con un cugino più grande, Eddy prova un’immensa vergogna e cerca di “guarire”, frequentando delle ragazze: l’omosessualità è un’onta troppo grande da dover ammettere in un ambiente in cui la sua colpa andava espiata. Ma la consapevolezza di amare gli uomini diventa certezza e lo spinge a rifiutare e a ribellarsi al luogo in cui era nato e cresciuto e a cui sentiva di non appartenere.
“Il caso Eddy Bellegueule” ha vinto il Premio “Pierre Guénin 2014” contro l’omofobia e per la parità dei diritti ed è diventato un vero e proprio caso editoriale. Lo scrittore raccoglie nel suo blog tutte le interviste, i reading e gli interventi realizzati per presentare il romanzo.
Édouard Louis oggi ha 21 anni e frequenta l’École normale supérieure a Parigi. Il suo libro non è un’accusa nei confronti di quel mondo ma, come scrive nel romanzo, “il mio tentativo di comprendere”. Uno spaccato di vita che lascia l’amaro in bocca ma che potrebbe essere il primo passo verso il necessario cambiamento.
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