Quella “fame d’amore” che divora l’anima e il corpo

Un dolore sordo, che scava piano, tra la mente e il cuore e si riflette in quell’ immagine che non ci appartiene, che desideriamo controllare, plasmare con la forza, con il coraggio di dire di no al cibo. Il rifiuto mette a tacere la sofferenza. Quando si perde il controllo- sì, perché può capitare di non riuscire più a sconfiggere la fame- il cibo diventa invece il modo per ingoiare anche tutto ciò che ci circonda e vomitare è la sua degna punizione.

Anoressia e bulimia sono le due facce dello stesso dolore. Anime che diventano sempre più invisibili, quasi tre milioni in Italia: oltre l’80 % ha subito maltrattamenti e abusi. Tra questi, l’85% sono ragazze adolescenti, donne adulte e persino bambine: secondo dati recenti parlano di disturbi che si presentano in età sempre più precoce, fin dagli otto anni. Non mancano gli uomini, anche loro colpiti da quella che viene definita ‘Fame d’amore’ da Fabiola De Clercq, Fondatrice e Presidente dell’ABA Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari- e autrice di numerosi libri sul tema.

Al di là della patologia, ognuno ha una propria e unica storia: oltre al ‘mangiare tutto o mangiare niente’, ci sono traumi, abbandoni, lutti, abusi e grosse delusioni con tutta una serie di sintomi precedenti che la famiglia non è riuscita a leggere” spiega. “Mangiare  e vomitare o non mangiare affatto sono espressioni di qualcosa di molto più profondo”.  Grida soffocate di aiuto, modi per manifestare il proprio disagio o per punirsi. “L’anoressia e la bulimia rappresentano anche la possibilità di concentrarsi su qualcosa che, almeno apparentemente, metta a tacere tutte queste sofferenze.” Secondo Fabiola de Clercq, il numero delle persone che soffrono di queste patologie è in aumento. “Ci sono più solitudini e più depressione,  ma anche una maggiore cultura di ricorrere al sostegno di qualcuno, soprattutto da parte dei genitori.  Vengono a  chiederci aiuto per poter a loro volta aiutare le proprie figlie” racconta. “Questa è la dimostrazione che finalmente il genitore riconosce le proprie responsabilità: tra tutte le terapie, quelle iniziate grazie al loro intervento sono circa il 40%. Rispetto a vent’anni fa, quando ho fondato l’ABA,  è un numero pazzesco ed è ciò che sprona davvero le figlie ad abbandonare queste condotte e a riappacificarsi con la propria esistenza, con il proprio corpo e incominciare a pensarsi in una ‘vita’”.

Quella stessa vita che poi sarà donata, diventando un messaggio di speranza per chi sta ancora portando avanti il proprio percorso: “ Sono nati 18 bambini in neanche tre anni e mezzo da ragazze che, quando sono arrivate da noi, erano più morte che vive, molte in amenorrea da tanto tempo. Hanno imparato a prendersi cura di loro stesse e ora sono della madri fantastiche.

IL CORTOMETRAGGIO – Otto ‘piume’, otto storie. Il cortometraggio ‘Piùmé’ (Retrovisore Film, regia di Giordano Torreggiani) è stato selezionato per la settima edizione dell’Italian Movie Award dal tema è “ALIMENTAZIONE = STILI DI VITA” che si svolgerà a Pompei dal 4 al 12 luglio.“Vorrei che le pagine che piego come segnalibri di questa storia non fossero solo brutti momenti da non riuscire a dimenticare, come tatuaggi di inchiostro nerissimo su pelle candida, come antipasto a occhi aperti prima dell’ennesimo incubo giornaliero. Vorrei ricominciare tutto daccapo, vorrei che tutto finisse”. Ragazze e ragazzi che combattono la propria battaglia contro i disturbi dell’alimentazione, tra forza e fragilità, determinazione e dolore.

I LIBRI– Di anoressia e bulimia si parla e si scrive. Sono moltissimi i saggi, i romanzi, le opere autobiografiche che raccontano il buio lasciato nelle anime dai disturbi alimentari.   Da “Tutto il pane del mondo” (Bompiani) di Fabiola De Clercq, in cui narra la sua storia di anoressica e bulimica guarita, da cui è nata l’associazione ABA, a “Volevo essere una farfalla” (Mondadori) della filosofa e scrittrice Michela Marzano, altra opera autobiografica di ex anoressica. Le ultime uscite sul tema sono “Il caso della donna che smise di mangiare” (Einaudi) romanzo dello psichiatra e scrittore Paolo Crepet: la storia di Fausta e della sua anoressia, sviluppata in un contesto familiare difficile;  “Non più briciole” (Feltrinelli) della giornalista Alessandra Arachi, pubblicato a vent’anni di distanza da “Briciole”, in cui una mamma prova a raccontare l’anoressia che sta consumando la figlia giorno dopo giorno.

LA CANZONE– “Specchio sii più gentile oggi se ce la fai/ Ho l’anima fuori servizio e un vizio/Di forma di sostanza e non passa mai/Sai che lo so/Specchio due dita in gola e mi riconoscerai”. Anoressia protagonista anche dell’ultimo singolo dei Subsonica.Il testo di “Specchio” ha a che fare con un problema tanto serio quanto troppo poco dibattuto: questo problema si chiama ‘anoressia’ e si chiama anche disturbo del comportamento alimentare che ogni anno provoca numerosi decessi tra le ragazze tra i 12 e i 25 anni”. Un video che è anche un cortometraggio visibile sul sito www.subsonica.it.

Articolo pubblicato su Pronews

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