“L’Amalassunta”, suggestioni e storia nel romanzo d’esordio di Pier Franco Brandimarte
Lasciare Torino per Montevidone, piccolo comune nelle Marche dove il nonno aveva una barberia, per seguire le orme del pittore Osvaldo Licini, che lì era vissuto e morto. Il giovane Antonio, alla ricerca di se stesso proprio in relazione all’artista, è il narratore di un viaggio tra passato e presente e tra rievocazione e sogno. La vita di Licini si fonde con la sua, sullo sfondo di quella stessa terra che, seppur in epoche e circostanze diverse, li ha accolti e ascoltati entrambi.
“L’Amalassunta” (Giunti) è il romanzo d’esordio di Pier Franco Brandimarte, vincitore del Premio Calvino 2014. Il protagonista Antonio, alter ego dell’autore, ricostruisce le vicende personali e artistiche di Licini: la nascita, l’adolescenza e gli anni dell’Accademia a Bologna, accanto a Giorgio Morandi e Vespignani; la Prima Guerra Mondiale, che lo lasciò per sempre claudicante; Parigi e l’incontro con Modigliani; la frustrazione per i mancati riconoscimenti fino al 1958, anno in cui venne premiato alla XXIX Biennale di Venezia, pochi mesi prima della morte. E poi la moglie svedese Nanny che rimase accanto a lui fino alla fine, la figlia adottiva Caterina e soprattutto le sue opere. L’Olandese Volante, gli Angeli Ribelli e L’Amalassunta, “la Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità“. In questi ritratti del pittore, nelle istantanee che Antonio ricostruisce e immagina, ci sono frammenti della sua personale recherche, della relazione con la fidanzata Nina che lo raggiunge da Torino, ricordi di bambino e momenti di vita quotidiana.
Romanzo, inchiesta e saggio, L’Amalassunta custodisce una grande ricchezza: la magia che trasmette grazie a una scrittura poetica e non comune, ai più registri stilistici che mutano a seconda di ciò che viene descritto e raccontato. Ci sono inquietudine e malinconia tra le sue pagine, sensazioni e suggestioni che accompagnano il lettore fin dalla prima riga. Non è una lettura semplice né lineare: ci si lascia trasportare con il rischio che ci si possa poi perdere tra le sue immagini. Ma è un’esperienza che si compie con piacere, alla scoperta dell’animo umano e della storia che a volte, ingiustamente, lascia indietro opere, persone ed esistenze.
Articolo pubblicato su ProNews