(Ex) Golden Lady, una riconversione fallita

La storia della sede Golden Lady di Gissi, un paese di circa 3000 abitanti in provincia di Chieti, è una di quelle storie che lasciano l’amaro in bocca. E che, purtroppo, capita sempre più spesso di sentire.

Il 25 novembre del 2011 la proprietà decide di chiudere i battenti per delocalizzare in Serbia, proprio come per la Omsa di Faenza. I 382 dipendenti assistono alla fine della loro storia nell’ azienda in cui molti di loro lavorano da anni. La disperazione di veder compromessa non solo la propria occupazione, ma anche il proprio futuro, si attenua quando insieme al titolare e ai sindacati, decidono per la riconversione. “Otteniamo la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività e iniziamo il cammino di riconversione”- racconta Giuseppe Rucci della Filctem-CGIL. “La Golden Lady intanto affida ad una società di scouting di Torino, la Wollo, la ricerca di soggetti idonei per la riconversione. Intorno a maggio 2012 il Ministero del lavoro ci convoca per comunicarci che due soggetti- la Silda Invest S.p.A., che produce calzature, e la New Trade srl, che si occupa di abiti usati- sono fortemente interessati. All’incontro sono presenti CGIL, CISL,UIL, Wollo, la Provincia di Chieti, il Comune di Gissi, Confindustria e Golden Lady. Ci dicono di stare tranquilli, che erano state valutate serietà e affidabilità delle aziende. In questa operazione, in assenza di fondi pubblici, Golden Lady si è fatta promotrice della riconversione dando alla Silda 10.000 euro per ogni dipendente assunto; alla New Trade, invece, il capannone gratuitamente per cinque anni.” Gli accordi vengono firmati e la Silda, che produce calzature di alta qualità, chiede di formare le persone che fino ad allora si erano occupate di calze, e aderisce alla norma “on the job”:  l’azienda paga solo la differenza tra il contratto collettivo nazionale e la cassa integrazione, facendo lavorare subito i propri dipendenti. La New Trade, invece, a causa di problemi di natura organizzativa, non impiega subito il personale.

Un primo problema con la Silda arriva a gennaio 2013, a causa del mancato ripristino della norma “on the job” nella legge di stabilità del 2012. Tuttavia, la Silda si dice soddisfatta del lavoro svolto fino a quel momento, e decide di andare avanti mediante accordi locali con i sindacati. L’azienda però, ad un certo punto, inizia ad essere inadempiente a livello economico e a non rispettare gli accordi, fino all’epilogo del 12 luglio, giorno in cui licenzia tutto il personale: 160  le persone rimaste. Altri hanno già scelto la mobilità, per varie motivazioni e difficoltà. Lo stabilimento viene allora presidiato dai lavoratori, sia della Silda che dalla New Trade. Il presidio, iniziato affinché non venissero portati via i materiali e i macchinari- anche con momenti di forte tensione– lo scorso 26 luglio ha permesso che un camion della ditta caricasse i beni non posti sotto sequestro (conservativo, operato tre giorni prima dall’ufficiale giudiziario del tribunale di Vasto su richiesta del giudice del lavoro) dopo la firma  della fideiussione a garanzia delle spettanze dovute ai lavoratori. “A seguito del sequestro conservativo, ottenuto in tempi strettissimi dagli avvocati del sindacato, abbiamo riscontrato diversi problemi dell’azienda di cui non eravamo a conoscenza” afferma Giuseppe Rucci. Giovedì 1 agosto la data designata per un primo pagamento, che però non è avvenuto. “Si è deciso che, nei prossimi giorni, verrà presentata un’istanza di fallimento e tra poco ci recheremo dai carabinieri di Vasto per presentare un esposto sulla riconversione”conclude il sindacalista.

La New Trade, che ha subito creato problemi e  licenziato molti lavoratori, accogliendo alla fine solo sei di ex dipendenti Golden Lady sui 75 inizialmente previsti dagli accordi, è in difficoltà nel pagamento degli stipendi ed è indagata per traffico illecito di abiti usati. Anche in questo caso, la riconversione non è andata a buon fine. “È ovvio chiedersi quali verifiche abbia svolto il ministero dello Sviluppo Economico, quando affidò la riconversione a queste due società. Possibile che non si siano accorti della loro inaffidabilità, ormai palese agli occhi di chiunque? Perché nessuno ha monitorato il rispetto degli accordi di riconversione? E ancora, i soldi che la Silda ha ricevuto da Golden Lady, che fine hanno fatto?” lamentano gli ex dipendenti Golden Lady- che poi, spiegano, forse non sono proprio “ex”, dato che considerano questa riconversione come “una presa in giro”.  “Noi abbiamo creduto alla riconversione, ci siamo adoperati perché ciò avvenisse con la moderazione. Ci siamo fidati di tutti coloro che si erano impegnati affinché non venissero persi 378 posti di lavoro. Un progetto durato pochissimo, per alcuni pochi mesi, per altri un anno meno due giorni, e per il quale lavoro non siamo stati pagati”- racconta una dipendente Golden Lady passata alla New Trade.

Il presidio continuerà, e lo facciamo per tutti coloro che sono stati coinvolti in questa riconversione dai troppi punti oscuri” afferma Giuseppe Rucci. Tutti questi lavoratori rimasti senza un impiego, e che si sono scontrati con speranze disilluse, non meritano di vedere accordi e promesse diventare carta straccia e finire sotto la parola “crisi”.

 

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