Social street, tutto il valore del “buon vicinato”

Abbiamo in media quasi una nuova strada al giorno. Tra Bologna e provincia siamo più di 40 e 165 in Italia. Il riscontro è andato oltre ogni mia aspettativa, da un’idea così semplice non mi aspettavo venisse fuori tutto questo clamore. L’idea alla base è la socialità, in tutte le sue varie declinazioni.” Federico Bastiani racconta così il progetto nato dall’esperienza di un gruppo Facebook, “Residenti in via Fondazza-Bologna” e divenuto “Social street“, la riscoperta  del valore dell’aiuto, del saluto, delle due parole scambiate da chi vive nello stesso luogo. In questo caso, la stessa strada nel centro di Bologna, dove lui si era trasferito e non conosceva nessuno. L’obiettivo della Social street, come illustrato nel sito, “è quello di socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale.”

Federico ha avuto modo di conoscere diverse storie e diverse realtà, e si è fatto un’idea di ciò che spinge le persone ad aderire alla Social street. “Noto che in molti sono nella situazione che avevo io quando ho aperto il gruppo: persone che si sono trasferite in nuova città e per varie motivazioni, vuoi per una vita frenetica o perché lavorano troppo, non hanno occasioni di  socializzare. ” spiega. “Io vengo da un paese di 7000 abitanti. Una mia carissima amica si è trasferita a Milano, e mi ha detto: ‘ Che bello, finalmente in un posto dove non mi conosce nessuno!’ Invece io avevo l’esigenza opposta,  di ritrovare il senso di comunità. Questa cosa mi mancava. Per esempio, bolognesi che hanno aperto una social street nella loro città non ce ne sono, per ora. E poi, secondo aspetto, la volontà di fare qualcosa di utile per il posto in cui si vive, portare avanti dei progetti per migliorare la quotidianità: tra le nostre varie iniziative, il bookcrossing, la mostra fotografica ‘Volti di via Fondazza’, il piano di abbellimento della strada con orti urbani.Bologna non è l’unica città così attiva. La Social street si è diffusa da nord a sud: da Alessandria a Milano, da Finale Ligure (Savona) a Roma, da Tricase (Lecce) a Catania e Ragusa. Tutte le iniziative sono segnalate sul sito in un’apposita sezione. Certo, ogni strada ha le sue risorse, le sue idee e anche le sue difficoltà, spiega Bastiani.

Lo slogan dell’iniziativa è “dal virtuale al reale“, ossia riuscire ad utilizzare i social network in modo che poi si possa socializzare davvero, dal vivo e non dietro lo schermo di un computer.  “Io non ho avuto bisogno di creare nuove piattaforme: tutti hanno facebook, perché allora non usarlo? Ti fa guadagnare tempo ed è facile riunire le persone creando, per esempio, un evento. Possiamo dare vita ad un momento di socialità, vedersi per fare qualcosa insieme, partendo anche dai social network”. Il team di Social street Milano parteciperà anche alla Social Media Week venerdì 21 febbraio, proprio per parlare dei benefici dell’interazione sociale e del ruolo dei social nella loro organizzazione.

L’idea “Social street” ha varcato i confini nazionali ed è arrivata in Nuova Zelanda, passando per il Brasile e il Cile. “Il 27 febbraio una delegazione proveniente dalla Bulgaria verrà  a studiare il modello di via Fondazza come “best practice“, per vedere se è possibile proporlo nel loro paese” racconta entusiasta Bastiani. Un’altra bella soddisfazione per chi ha creduto nel suo progetto e l’ha aiutato e sostenuto. ” Io ho acceso un po’una miccia, ho preso una necessità latente e le ho dato forma.

(Nella foto: via Fondazza e la sua comunità- da Facebook.)

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